L’attuale emergenza sanitaria sta riservando a tutti delle lezioni importanti. Anche il settore della Sicurezza apprenderà nuovi linguaggi e registri.
È tempo di analisi. Ma non tanto per ribadire l’impatto che l’emergenza coronavirus sta avendo sull’economia del nostro Paese, quanto per cercare di cogliere anche piccoli fasci di luce nel buio, per individuare, all’interno dei settori, quei segmenti e quelle dinamiche che, seppur in un contesto drammatico, possono apportare linfa vitale.
Il comparto della Sicurezza, che seguo da oltre vent’anni, è tra quelli che, a partire dal 2017, hanno visto perdere quote di mercato, arrivando, oggi, un po’ indeboliti e con una caratteristica propria: una spaccatura, al loro interno, tra aziende in piena vitalità e dal business consolidato e imprese, che, al contrario, faticano a innovarsi e sono vulnerabili dal punto di vista commerciale.
Che cosa accade a questo settore, in un momento come quello attuale, segnato da una crisi economica, paragonabile, in quanto a numeri, a quella del 2018, ma dalle dinamiche che seguono quelle della pandemia?
Lo abbiamo chiesto a Gianfranco Bonfante, Direttore Generale Centro Studi ItaSForum – Italian Security and Safety Forum e professore a contratto del corso di Security Manager presso l’Università LUISS di Roma:
“L’attuale crisi economica accentuerà la distanza tra quelle imprese del settore che godono di buona salute e quelle già indebolite da due annate problematiche. Probabilmente, assisteremo alla riduzione del numero di aziende, a vantaggio di quelle realtà che sapranno individuare opportunità di sviluppo e adattare il proprio modo di fare business al nuovo scenario economico”
Analisi del rischio: prevenzione e sicurezza partono da qui
L’emergenza sanitaria che ci ha investito, sta impartendo lezioni importanti. Abbiamo tutti da imparare da quanto sta accadendo. Anche il settore della Sicurezza apprenderà nuovi registri e nuovi linguaggi. Continua Gianfranco Bonfante:
“C’è un grande bisogno di lavorare sul rischio. Il rischio è la spina dorsale della prevenzione. Non può esistere un buon sistema di sicurezza, un buon sistema di protezione di beni materiali, dati, luoghi e persone, senza una puntuale analisi dei rischi che minacciano un determinato ambiente o contesto. Lo stiamo vedendo in questi giorni, con la messa a punto di un piano di sicurezza costruito a tavolino e teso a proteggere l’intera popolazione spezzando la catena dei contagi. Ecco, le aziende del settore, dal produttore al distributore, da chi integra i sistemi a chi li installa, devono riappropriarsi della cultura che pone al centro l’analisi del rischio e la sua corretta gestione. Non può esserci sicurezza senza questa cultura”
Analizzare il rischio – sia che si tratti di redigere un piano di sicurezza anticrimine, sia che la prevenzione riguardi la safety, dunque la sicurezza e la salute delle persone – significa fare attente valutazioni qualitative e quantitative, in base alla probabilità che questo evento si verifichi e in base al danno che ne può derivare, spiega il Direttore Generale Centro Studi ItaSForum.
Security Manager: approfittare dello stop per riorganizzare e ridefinire le strategie
Le misure di sicurezza varate dal Governo per porre fine ai contagi da coronavirus, ci costringono a restare nelle nostre abitazioni e a lavorare in modalità smart working. Ma non è per tutti così:
“Tecnici, installatori e tutti coloro che, nel settore Sicurezza, lavorano “con le mani”, che lavorano sul campo, non possono lavorare in smart working. È evidente. Ma possono, invece, ripensare, ridefinire il proprio lavoro, approfittando di questa pausa forzata per delineare nuove strategie, per studiare e approfondire quegli aspetti della professione trascurati, per migliorarsi insomma. In questo momento, resta vitale chi possiede un alto profilo professionale. E questo stop lavorativo è l’occasione per affinarlo”
E come si muove in questo scenario il Security Manager?
“Il Security Manager è una figura centrale della filiera. Ed è proprio in situazioni come queste, di emergenza, che la sua professionalità deve poter emergere. In questo momento può fare molto. Può riorganizzare, da remoto, il piano di sicurezza dell’impresa in cui opera, a tutela di tutti i suoi asset: infrastrutture fisiche, infrastrutture IT e know how aziendale”
In questa fase – in cui assistiamo a un calo dei fenomeni di micro criminalità ai danni delle residenze private (siamo tutti a casa) – l’attenzione è, infatti, rivolta a quelle aziende, stabilimenti e industrie chiusi per un periodo di tempo che, ad oggi, è impossibile stabilire. Attualmente, dunque, la priorità dei Security Manager è tutelare questi siti, implementando i sistemi antintrusione e i sistemi di videosorveglianza esterna, oltre alle soluzioni di sicurezza informatica contro possibili attacchi cyber. Perché la criminalità non si distrae e non si ferma.
In linea con questa tendenza, sono in primo piano i servizi di Vigilanza privata – da remoto e sul posto – che vanno in aiuto, in supporto, alle attività della Polizia di Stato, particolarmente oberata in questo momento. Servizi che includono videocontrollo da remoto, ronde e interventi tempestivi in caso di allarme intrusione.