Realizzato da Luminetwork
Digital transformation in Italia, la persona al centro dei luoghi di lavoro

Gli spazi lavorativi vanno ripensati su misura per le effettive esigenze di chi lavora. Lo chiede il mercato del real estate e la tecnologia arriva in aiuto.


C’è fame di spazi nel mercato immobiliare in Italia. Scenari Immobiliari prevede che nel decennio 2019-2029 Milano sarà la metropoli capace di attrarre, più di tutte le città europee, nuovi capitali nel real estate: l’Istituto indipendente di studi e ricerche prevede investimenti per 13,1 miliardi di euro. Non è solo una questione di nuovi edifici da creare, ma di ripensare quelli già esistenti in un’altra prospettiva attraverso la digital tranformation. Il capoluogo lombardo attira molti studenti e lavoratori anche esteri: si tratta “di adeguare l’offerta a una domanda sempre più esigente”, sottolinea Il Sole 24 Ore.

Ma la questione si pone per molte città alle prese con nuove esigenze del real estate in Italia e all’estero, con un patrimonio esistente lacunoso in termini tecnologici e progettuali. Servono edifici che non solo siano in grado di offrire adeguate prestazioni energetiche e garantire comfort. Questa è solo la base.

La richiesta oggi va verso ambienti su misura, spazi e servizi ottimizzati per il lavoro che deve svolgere ogni individuo, come e quando ne ha bisogno. Ecco, quindi, che entra in gioco il concetto di space as a service. È l’evoluzione di “spazio su misura” che incontra una domanda sempre più ampia, che ha la sua migliore definizione nel coworking.

investimenti immobiliari
Investimenti immobiliari 2019-2029

Coworking: cos’è e perché il real estate è così interessato

Ma cos’è il coworking? È uno stile lavorativo che ha nella condivisione di un ambiente di lavoro il suo significato; spazi condivisi, pur mantenendo ambiti professionali indipendenti. La crescita di questo tipo di spazi e finalità è in aumento: dal report di Jhon Lang LaSalle, a Milano gli uffici sono cresciuti del 60%, a Roma del 53%, ma stiamo parlando ancora di percentuali sul totale rispettivamente del 3% e dell’1%. A Londra, il fenomeno degli spazi di coworking è in pieno boom: un quinto (22%) del totale. A Monaco si arriva al 7%, ad Amsterdam al 5%.

C’è bisogno di spazi flessibili, pronti a rispondere rapidamente a esigenze e finalità nuove. Da qui il senso di space as a service, ovvero “spazio come servizio”, che si applica con maggiore interesse a quelle aziende desiderose di mantenere e attrarre personale altamente qualificato, offrendo loro la possibilità di lavorare in contesti adattivi e a misura delle loro specifiche mansioni e richieste.

Come cambia lo spazio di lavoro

Perché oggi è possibile ragionare su questo tema? La risposta passa dalla tecnologia, che permette di attuare cose impensabili solo qualche anno fa. La digitalizzazione sta trasformando il modo in cui le persone interagiscono con gli spazi a ogni livello perché gli oggetti possono “comunicare”.

Si fa così spazio un altro concetto simile, ovvero di spaces on demand: esso implica che gli elementi funzionali siano a portata di mano quando se ne ha bisogno e poi scompaiono (mentalmente o fisicamente) quando non servono. La sfida, quindi, è consentire utilizzi differenti oltre a concepire open space con soluzioni di arredo polifunzionali. Come abbiamo avuto modo di scrivere, gli spazi di lavoro dovranno essere dinamici, aperti, multischermo, facilmente fruibili: sono questi i criteri che dovranno guidare la trasformazione del real estate in Italia.

IoT, AI, realtà virtuale per ripensare l’ambiente costruito

Tutto quello che abbiamo illustrato è e sarà sempre più possibile grazie alla tecnologia già oggi disponibile: IoT, Cloud, Intelligenza Artificiale. Raccolta di informazioni, analisi, gestione di big data e trasformazione in risposte e servizi in tempo reale.

Prendiamo, a esempio, l’Internet of Things: i sensori possono raccogliere dati sugli spazi e utilizzarli per sviluppare strumenti di realtà virtuale e di pianificazione spaziale per gli ambienti di vita e di lavoro. Mettiamoci anche le potenzialità offerte da una connettività ancora più ampia, con l’avvento del 5G e il quadro si completa e diventa ancora più interessante.

Da qui l’importanza della digital transformation, che permea gli ambienti ed è spunto per la nascita di nuovi modelli di business legati a spazi interconnessi, con le persone e con gli oggetti presenti all’interno, trasformati in ambienti di relazione al servizio delle persone, dove incontrarsi, partecipare a esperienze, fare network.

La prospettiva che genera tale prospettiva è enorme, economicamente parlando: secondo una ricerca di Markets and Markets, il mercato degli smart spaces passerà da 8,5 miliardi di dollari nel 2019 a 19,9 miliardi di dollari, con un tasso annuale di crescita composto (CAGR) dello 18,5% nel corso della previsione, riporta Bloomberg.

Spazi intelligenti e opportunità lavorative

Quanto illustrato finora, parla di spazi e di grandi opportunità nel trasformarli e renderli intelligenti. Ma l’aspetto altrettanto interessante è rappresentato dalle potenzialità di lavoro che apre un modo di progettare e lavorare per creare tali ambienti. Si è detto degli investimenti stanziati nell’immobiliare non solo per costruire nuovi edifici, ma ancor più per ripensare quelli esistenti in ottica smart building.

Da qui le opportunità per:

  • il real estate, che può operare la trasformazione digitale e l’ottimizzazione degli spazi;
  • le aziende IT che hanno la possibilità di sviluppare soluzioni dedicate per rendere gli spazi “intelligenti” e responsivi;
  • architetti e designer che conteranno sempre più su opportunità nuove in termini di progettazione di spazi e di oggetti, grazie a BIM e, nel prossimo futuro, al digital twin;
  • facility manager che avranno modo di coordinare ancora meglio spazi lavorativi con le risorse umane e le attività aziendali;
  • system integrator che vanno a “mettere a terra” tutta questa tecnologia.

C’è, infine, un’altra dimensione particolarmente interessata a unire hi-tech al patrimonio immobiliare: stiamo parlando del proptech, acronimo usato per descrivere l’adozione della tecnologia per lo spazio immobiliare. Su questo filone sono nate numerose aziende e startup specializzate in software, hardware (sensori, per esempio), ma anche materiali edili speciali.

Andrea Ballocchi
Giornalista freelance specializzato in tecnologia e in modo particolare in tematiche che hanno un impatto significativo sulla vita quotidiana e su quella futura: smart energy, smart building, smart city.
Tutti gli articoli di Andrea Ballocchi